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Ansia

  • Immagine del redattore: Carlo Passoni
    Carlo Passoni
  • 27 set 2024
  • Tempo di lettura: 8 min

Aggiornamento: 1 ott 2024

L’ansia è un’emozione complessa, che tutti noi sperimentiamo in vari gradi durante la nostra vita. È sia una condizione normale e funzionale sia una possibile manifestazione patologica che può richiedere intervento medico.

La comprensione dell’ansia richiede un approccio che unisce la psicologia, la neurobiologia e la sociologia.

L’origine dell’ansia è un racconto che si annida attraverso i secoli, un’eredità scolpita nel nostro DNA come un antico geroglifico che racconta storie di sopravvivenza.

Nelle epoche passate, questa sensazione era il faro che guidava i nostri antenati lontano dai predatori nascosti nell’ombra, un sesto senso che avvertiva del pericolo ancor prima che questo diventasse evidente. Era, in molti modi, il loro superpotere, donando loro la velocità e la prontezza di riflessi necessari per affrontare o fuggire dalle minacce invisibili della natura selvaggia.

 


cosa è ansia


Immaginiamo l’ansia come un vecchio radar marittimo, installato su una nave che solca gli oceani della vita. Questo radar è stato progettato millenni fa, quando le tempeste erano più feroci e i mostri marini si nascondevano dietro ogni onda. La sua funzione originale era nobile e chiara: rilevare pericoli imminenti, guidare i marinai attraverso acque tumultuose e mantenere la nave al sicuro da scogliere nascoste.

 

Questo radar, un prodigio della biologia evolutiva, è stato affinato attraverso generazioni di naviganti, diventando sempre più sensibile e accurato, un vero gioiello di tecnologia antica. Tuttavia, nel tranquillo e prevedibile mare del mondo moderno, dove le tempeste sono rade e i mostri marini non sono più una minaccia, il radar in alcuni casi sembra esser rimasto vigile e premuroso come un tempo.

Siamo davanti a un  caso in cui il mondo è cambiato molto più velocemente rispetto alla nostra evoluzione.

 

La sfida, allora, non è disattivare il radar (dopotutto, la sua capacità di avvertirci dei pericoli è ancora preziosa) ma imparare a interpretare i suoi segnali in modo più accurato, distinguendo tra le vere tempeste e le false allerte. Imparare a regolare la sensibilità del nostro radar interno significa riconoscere quando è il momento di prepararsi per una tempesta e quando, invece, possiamo permetterci di navigare con maggiore fiducia, sapendo che le acque sono sicure e che la nostra nave è più che capace di affrontare quelle onde.


Cercate di comprendere il nostro passato, riconoscendo che l’ansia non è un nemico da sconfiggere, ma piuttosto un antico alleato che deve essere ascoltato, compreso e, quando necessario, guidato con dolcezza verso la quiete. Forse, imparando a navigare attraverso i suoi segnali con curiosità e compassione, possiamo scoprire nuovi modi per armonizzare questo legame secolare con le sfide del presente.

Lasciamo da parte le origini storiche ed evolutive dell’ansia e cominciamo ad analizzarla.

Esistono diverse forme di ansia, ognuna con le proprie caratteristiche:


  • Disturbo d’ansia generalizzato (GAD): Preoccupazione cronica e eccessiva su vari aspetti della vita quotidiana.


  • Disturbo da panico: Episodi improvvisi e intensi di terrore o paura immotivata.


  • Fobia specifica: Paura irrazionale di specifici oggetti, situazioni o attività.


  • Disturbo d’ansia sociale (fobia sociale): Paura intensa di essere giudicati o umiliati in situazioni sociali.


  • Disturbo da stress post-traumatico (PTSD): Ansia che segue l’esposizione a un evento traumatico.

 

“Fisicamente, il cuore inizia a martellare con una forza che sembra voler sfondare il petto, battiti che rimbombano nelle orecchie come tamburi di guerra. La respirazione si fa affannosa, superficiale, come se l’aria diventasse improvvisamente troppo scarsa per soddisfare la fame dei polmoni. Le mani cominciano a tremare, diventando fredde e sudate.

Il mondo attorno  sembra sfocato, lontano, come se si osservasse la realtà attraverso un vetro appannato. Un senso di vertigine  prende il sopravvento, un’instabilità che fa vacillare le certezze più solide.

Si percepisce un nodo alla gola, un’oppressione che rende difficile deglutire, come se le parole  diventassero prigioniere di una vipera che gli si attorciglia, fino a soffocarle.

Mentalmente, l’ansia si abbatte con una tempesta di pensieri, un vortice di “e se” che si rincorrono senza tregua, disegnando scenari catastrofici dove la peggior ipotesi possibile sembra l’unica conclusione logica. La concentrazione si frantuma, lasciando la persona intrappolata in un labirinto di preoccupazioni da cui sembra non esserci via d’uscita.

L’ansia inizia anche a manifestarsi attraverso disturbi del sonno, incubi notturni o risvegli improvvisi, come se la mente rifiutasse di spegnersi, di concedersi un attimo di riposo dal costante stato di allerta. E in mezzo a questo tumulto, il corpo comincia a logorarsi di stanchezza cronica, un esaurimento che non viene lenito dal riposo.”


Ora parliamo dei trigger dell’ansia, i fattori che possono essere scatenanti di violenti attacchi di panico o ansia.

 

Il Vuoto

“A volte, mi sento come se dentro di me ci fosse un grande spazio vuoto, un’area desolata che sembra inghiottire ogni mia emozione, lasciandomi in uno stato di apatia e indifferenza che non riesco a spiegare. Non è che non voglia sentire; è più che non riesco a trovare nulla che riempia davvero quel vuoto, nulla che mi faccia sentire vivo o appassionato come una volta. E in quel vuoto, c’è un silenzio che pesa, un’assenza di suono che diventa assordante.

Da questo vuoto, nasce un’ansia sottile ma costante, come se stessi aspettando che qualcosa accada, qualcosa che forse potrebbe dare senso a quello spazio interno, ma quell’attesa è vana. L’ansia cresce nel non sapere come riempire quel vuoto, nel timore che forse non troverò mai nulla che possa.

Questo senso di vuoto mi fa domandare costantemente se sto perdendo qualcosa di fondamentale per la mia felicità o se sto semplicemente attraversando la vita senza coglierne veramente il significato. Questa costante riflessione alimenta la mia ansia, rendendo difficile concentrarmi sul presente o trovare gioia nelle piccole cose. È una lotta interna, un tentativo di scappare da un’ombra che è, in realtà, una parte di me.”

 

Questa sensazione di vuoto non è solo l’assenza di qualcosa di tangibile; è un vuoto di significato, una sorta di silenzio interiore che pesa più di un rumore assordante. Quando ci troviamo ad affrontare questo vuoto, può sembrare come se stessimo cercando di afferrare il vento con le mani: più ci sforziamo di trovare una presa, più ci sfugge.

Questa ricerca infruttuosa di significato e scopo può diventare un terreno fertile per l’ansia. Non è tanto la paura di ciò che è conosciuto a inquietarci, ma piuttosto l’angoscia di fronte all’ignoto, all’indeterminato che il vuoto rappresenta.

Ci chiediamo: “Che direzione dovrei prendere?”, “Cosa mi rende completo?”, “Cosa c’è che non va in me?”, “Perché non riesco a sentirmi felice o soddisfatto?”, “Cosa mi manca?”.

Queste domande, che emergono dal vuoto, possono innescare una spirale di preoccupazioni, dubbi e paure che alimentano l’ansia. Senza trovare risposte soddisfacenti.

Questa incertezza costante diventa un peso, un compagno fisso

che distorce la nostra percezione della realtà e fa scattare il campanello d’allarme del nostro vecchio amico Radar, che null’altro vuol far che proteggerci.

Da questi nostri dubbi, ne trae che siamo in pericolo. E ci prepara come ai vecchi tempi come se dovessimo fuggire o combattere, anche se in realtà siamo solo nel nostro letto rannicchiati in posizione fetale.

 

 

 

Perdita di controllo e paura di morire

“Quando arriva il momento di andare a letto, cercando conforto nelle coperte, e la testa poggia sul cuscino, I miei polmoni, che fino a un momento prima lavoravano in armonia silenziosa con il resto del mio corpo, iniziano a reclamare aria con una disperazione crescente. Ogni inspirazione sembra insufficiente, come se stessi cercando di aspirare l’aria attraverso una cannuccia stretta, e la fame d’aria diventa così acuta che il mio petto si solleva in cerca di ogni briciola di ossigeno. Mi tocca respirare con la bocca.

Nel frattempo, il mio cuore sembra dimenticare il suo ritmo costante e sicuro. Inizia a battere con una forza che sembra possa esplodere, ogni pulsazione un colpo di cannone che riecheggia attraverso il mio torace. Poi, altrettanto improvvisamente, rallenta, minacciando di fermarsi del tutto, lasciandomi in preda alla paura che ogni battito possa essere l’ultimo.”

 

 

Il risultato di questo genere di esperienze, che possono anche accadere in altri momenti del giorno (sul tram, appena svegliati ecc) deriva dalla paura di perdere il controllo. E cosa consegue la perdita di controllo?

La morte. Così si attiva il nostro Radar antico, urlando : ”DIAMINE SIAMO IN PERICOLO! AUMENTO LA RESPIRAZIONE E IL BATTITO, PREPARARSI AD AGIRE!”

 

Cari lettori, vi voglio confidare un segreto. L’essenza del concetto di  “avere  il controllo” non risiede nel cercare di aver tutto sotto controllo, bensì nella consapevolezza che non tutto è sotto il nostro controllo. Illudersi di essere onnipotenti è un grave errore. Tu puoi avere il controllo sulle tue azioni, ma non su ciò che ha vita propria ( come possono essere  “gli imprevisti” quotidiani, o i nostri organi, che sono autonomi, non hanno bisogno delle nostre direttive per pompare sangue, digerire, respirare ecc…)

 

Calmarsi, capire e risolvere

Durante un attacco d’ansia la vostra realtà si distorce, senza che ve ne rendiate conto, trascinandovi in un vortice di pensieri e preoccupazioni che sembrano sfuggire a ogni controllo razionale. Questo vortice di “e se” diventa la narrativa dominante, un flusso incessante di scenari pessimistici che si dipanano con una vividezza e una forza tale da farli sembrare inevitabili.

Il processo inizia con un pensiero negativo, magari piccolo o insignificante, ma che agisce come una scintilla in un terreno inaridito dal dubbio. Da lì, la mente, già incline a cercare conferme dei propri timori, inizia a costruire una rete intricata di possibilità negative. “E se perdo il lavoro?”, “E se sto davvero male?”, “E se non riesco a uscirne?”. Ogni “e se” aggiunge un ulteriore strato a questa bolla illusoria, allontanando sempre più la persona dalla realtà oggettiva e immergendola in un mare di congetture.

Più si stratifica l’ansia e più i sintomi si aggravano.

In questo stato, la lucidità del pensiero si offusca, lasciando spazio a un’interpretazione della realtà fortemente influenzata dall’ansia.

La mente, catturata in questo vortice, diventa incapace di distinguere tra ciò che è probabile e ciò che è semplicemente possibile, trattando ogni pensiero come un presagio di sventure future. La bolla illusoria in cui la persona è intrappolata amplifica ogni paura e ogni dubbio, rendendo la fuga da questo labirinto di pensieri negativi sempre più difficile.

 

Soluzioni?

Premettendo che certi casi necessitano di supporto farmacologico, e che l’ansia si sconfigge lentamente tramite sedute di psicoterapia, possiamo fare degli accorgimenti che ci possono aiutare durante il percorso

 

  • Processo di identificazione: fermati e pensa un secondo.

     Dove mi trovo? C’è qualcosa o qualcuno che mi sta minacciando o può farmi del male? Cosa sta mettendo in pericolo la mia vita? Posso vedere, toccare o identificare qualcosa di concreto/tangibile che mi stia causando questo panico?

 

Intanto ti sei reso consapevole e sei uscito dalla bolla-vortice che ti stava inghiottendo, impedendo di aumentare gli strati d’ansia e la gravità dei sintomi.

Ma non in tutti i casi la consapevolezza poi fa terminare i sintomi, anche se piano piano con questo processo di identificazione (evitando la paura del “cosa mi sta succedendo”) il tutto si attenuerà.

Agli inizi sono necessari anche altri accorgimenti

 

  • Respirazione: ora che sai di essere al sicuro e che non ci sono minacce imminenti nel qui ed ora, bisogna attenuare le manifestazioni ansiogene. Non stai respirando nella maniera corretta. Inspira lentamente per 3 secondi e poi espira lentamente per 3 secondi, ripeti finché non assumi un ritmo più controllato e migliore.

 

  • Focalizzazione esterna: mantenendo sempre accorgimento e controllo sulla respirazione, prova a focalizzarti su ciò che ti circonda e smetti di star dentro la tua testa.  Scegli un oggetto nelle tue immediate vicinanze e concentrati su di esso attentamente. Osserva e descrivi a voce il colore, la forma, la texture e qualsiasi altro dettaglio.  Se sei  in un ambiente dove è possibile farlo prova anche a utilizzare la tecnica dei 5 sensi. Utilizza i tuoi sensi per ancorarti al presente. Identifica e descrivi: 5 oggetti che puoi vedere , 4 che puoi toccare, 3 che puoi sentire, 2 che puoi odorare e 1 che puoi assaggiare. Questo può anche includere il contare oggetti in una stanza o notare dettagli specifici dell’ambiente circostante. Se l’ambiente non è consono, gioca d'immaginazione.

 

  • Musica: lenta, pacifica (non triste) e tranquillizzante (spesso il lo-fi o suoni della natura o green, black, e brown noise/sounds sono molto utili)

 

  • Visualizzazione Positiva: Immagina e visualizza quel luogo o persona che ti fa sentire al sicuro e rilassato. Concentrati sui dettagli sensoriali: suoni, odori, sensazioni tattili.

 

Questi sono metodi-tampone che potrebbero aiutarvi mentre cercate di risolvere la radice del problema da un professionista.


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  • Some of these concepts have obviously already been expressed by various authors throughout history, but that doesn’t exempt me from expressing myself in my own way. Each individual is capable of identifying, conceiving, developing, formulating, and expressing concepts in a unique manner with unique motivations. The context, origin, and purpose of thought differentiate each of us. Never refrain from expressing yourself; something new can always emerge, and you can always reach someone new.
     

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  • This blog is not meant to teach concepts or to assume how things should be, but rather to simply present and express these concepts.
     

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